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Sostegni e vantaggi per caregiver familiari

Come introdotto nello scorso articolo, con la legge di bilancio 2018 è stata introdotta, nell’ordinamento italiano, una definizione per la figura di caregiver familiare.

Lo è «la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18».

La stessa legge ha anche istituito un Fondo «per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver». Come ha recentemente dichiarato al Corriere Salute la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, il fondo è «finalizzato al finanziamento di un disegno di legge che dà finalmente un riconoscimento giuridico alla figura del caregiver. Di qui può e deve partire un cambiamento necessario nella sensibilità del Paese riguardo al caregiver e al suo ruolo cruciale nella cura della nostra comunità». Il ddl a cui fa riferimento la Ministra è stato promosso dalla senatrice Simona Nocerino, ed è attualmente in esame in commissione lavoro del Senato.

Il testo intende disciplinare questa figura all’interno dell’ordinamento affinché vengano ne pienamente riconosciuti diritti e attività. Ma come si intende farlo? Proviamo a scorrere gli articoli che risultano più interessanti.

Dal punto di vista previdenziale (art. 5), si garantiscono fino a tre anni di contributi figurativi riferiti al periodo di assistenza, equiparati a quelli da lavoro domestico, che vanno sommati eventualmente ai contributi già versati per altre attività lavorative. Dal punto di vista sociale, si opererà attraverso l’affiancamento o le sostituzioni temporanee di operatori socio-sanitari (art. 8) e il rilascio di una tessera identificativa per avere priorità nel disbrigo di pratiche amministrative a favore suo o dell’assistito (art.6).
Sul piano sanitario (sempre all’art. 6) verranno inseriti nuovi servizi, in particolare visite e prestazioni specialistiche a domicilio.
L’articolo 7 prevede che il caregiver lavoratore, per conciliare lavoro e attività di cura, abbia il diritto di rimodulare l’orario lavorativo, di scegliere la sede più vicina o la modalità agile.
Infine, sono offerte (art. 9) detrazioni fiscali al 50% per un massimo di 10.000€ annui per le spese legate all’assistenza.

Tutte misure che dovranno essere coperte dal Fondo istituito dalla legge 205/2017, stanziato nell’ultima manovra da 90 milioni di euro per i prossimi tre anni (2021, 2022 e 2023).